Shelter – Identità paranormali

shelter Shelter   Identità paranormali

Regia: Mans Marlind, Bjorn Stein
Cast: Julianne Moore, Jonathan Rhys Meyers, Jeffrey DeMunn, Frances Conroy, Nathan Corddry, Brooklynn Proulx
Durata: 112 minuti
Produzione: Usa, 2010

Cara Harding, psichiatra forense da poco vedova, è specializzata nello smascherare casi di personalità multiple, convinta che dietro a questo tipo di disturbo si nasconda un semplice stratagemma adottato dai criminali per ottenere lo stato d’infermità mentale e salvarsi dalla pena di morte. Un giorno Cara si imbatte in un paziente diverso dal solito, David, giovane dall’animo fragile condannato alla sedia a rotelle. Ma David è anche Adam, arrogante vagabondo dal misterioso passato, in grado di camminare senza problemi. Adam e David non sono le uniche personalità del nuovo paziente di Cara. Il suo corpo pare infatti contenere numerosi spiriti di persone defunte. Tutte assassinate in circostanze misteriose.

Mentre Cara inizia ad indagare sul passato del giovane e dei suoi presunti ospiti, coloro che sono venuti a contatto con lui si ammalano. Tossiscono terra, e sulla loro schiena si formano delle strane piaghe pruriginose. Solo Cara sembra immune. Forse perché, tra tutti, lei è l’unica a non aver perso la fede.

Di seguito, il trailer del film:

Shelter – Identità paranormali inizia come un classico thriller psicologico, per poi deviare nell’horror puro, sebbene il confine tra i due generi sia talvolta piuttosto labile. Come suggerisce il sottotitolo italiano, si tratta di un film sulle personalità multiple, ma di natura paranormale: non si tarda molto a scoprire che esse hanno ben poco a che fare con i deliri e la follia, essendo piuttosto connesse a qualcosa di più ancestrale ed inspiegabile, forse addirittura demoniaco. D’altra parte, e’ tradizione ormai consolidata da un infinito filone di racconti quella che vede il tema dello sdoppiamento di personalità identificarsi nella possessione satanica, almeno sin dai tempi del biblico demone Legione, protagonista di una celebre vicenda del vangelo cristiano che ha evidentemente influenzato diverse generazioni di scrittori e registi dell’orrore.

Pur se non particolarmente originale, la trama del film suscita inizialmente un certo interesse, anche grazie ad un discreto Jonathan Rhys Meyers: il suo personaggio “borderline” è l’incarnazione del “rifugio” del titolo. Peccato che dopo un buon saggio di bravura nel rendere il primo cambiamento di personalità, egli non si confermi nei successivi mutamenti, che si limiteranno a ricalcarsi l’uno con l’altro, rendendo praticamente indistinguibili le varie identità di volta in volta emergenti. Tra contorsioni e convulsioni varie non si può comunque negare un volenteroso impegno all’attore, certamente più apprezzabile rispetto alla sua partner, una Julianne Moore invischiata in un ruolo simile alla Clarice Sterling di Hannibal, ma questa volta piuttosto piatta ed evidentemente meno convinta dell’operazione.

Si diceva della prima parte della storia, che anche per merito del buon lavoro di regia del duo svedese Marlind e Stein risulta promettente, per poi perdere completamente la bussola nel momento in cui la pellicola vira verso direzioni meno convenzionali, fino all’apice della sconvolgente soluzione dell’enigma, che invece di dipanare la matassa complica le cose, rendendo ancor più disordinato e confusionario il film. Non certo un lavoro di sceneggiatura memorabile per un autore come Michael Cooney, che aveva in passato dimostrato dimestichezza con il tema delle personalità multiple nel film Identità di James Mangold: è in particolare il finale, che di certo non brilla per originalità, a lasciare al disorientato spettatore più domande che risposte.

Il tema del rapporto tra scienza e fede, vero fulcro della pellicola, è anch’esso argomento tutt’altro che inedito nel mondo dell’horror. Dagli albori (Frankenstein, Dottor Jekyll & Mister Hyde) ai capisaldi del genere si è spesso dibattuto sul tema proponendo le varie conseguenze che la scelta dell’una piuttosto che dell’altra potrebbero provocare all’essere umano, talvolta materialmente, più spesso dal punto di vista spirituale. In questo caso, più che una critica ai potenziali orrori della deriva scientifica, si favoleggia sulla possibile corruzione dell’animo di chi abbandoni Dio, finendo automaticamente alla mercé del demonio e rimanendo indelebilmente marchiato dal suo simbolo. E’ significativo il fatto che l’unico personaggio del film a restarne immune sia proprio la protagonista, che nonostante i tormenti dell’anima non smette mai di credere, a differenza dei suoi familiari.

Shelter – Identità paranormali è in definitiva un prodotto nella media, anche se l’ago della bilancia pende più dalle parti dell’infamia che della lode. Si tratta di una pellicola che poco o nulla aggiunge a quanto già realizzato precedentemente, cosparsa di clichés dell’horror visti e rivisti (croci, scritte demoniache, presenze, stregonerie, esorcismi ecc…), pur tuttavia proponendo una certa raffinatezza di regia ed un buon lavoro di musiche e fotografia. La tensione resta pur sempre alta, ed è già un buon risultato, anche se in fondo è il minimo che ci si debba aspettare dai tanto sbandierati produttori di The Ring, che a quanto pare hanno più di un conto in sospeso con le videocassette. Resta un peccato il fatto che proprio nella sua svolta esoterica la storia si perda, gettando non solo troppa carne ma anche diversi personaggi potenzialmente interessanti (come la Nonna e il Reverendo) al fuoco per poi non approfondirli degnamente. In generale, un film non privo di buoni spunti, sviluppati però in modo approssimativo.

Scena Cult: Il momento in cui scopriamo che quell’inquietante vecchietta cieca dal volto segnato a dismisura dal tempo invece di rendere giustizia al suo tenero soprannome, “la Nonna”, si occupa di mostruosi esorcismi e di terribili operazioni chirurgiche a mani nude.

Voto: **
Emoglobina: *
Battito cardiaco: ***
Brividi: ***

STRILLI:

Nella stanza del fratello della protagonista è appeso il poster de “La notte dei morti viventi” di George A. Romero. Un gradito omaggio ad un classico del genere.

A differenza di Jonathan Rhys-Meyers, Julianne Moore non è nuova a ruoli di questo genere. La ricordiamo ad esempio protagonista di The Forgotten, oltre che erede di Jodie Foster nel ruolo – icona di Clarice Sterling in Hannibal.

Il film è girato ed ambientato a Pittsburgh, Stati Uniti.

Se ti è piaciuto, terrorizzati con: L’esorcista (di William Friedkin, 1973); Poltergeist – Demoniache presenze (di Tobe Hooper, 1982); Il tocco del male (di Gregory Hoblit, 1998).

Lascia un Commento

L'indirizzo email non verrà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

È possibile utilizzare questi tag ed attributi XHTML: <a href="" title=""> <abbr title=""> <acronym title=""> <b> <blockquote cite=""> <cite> <code> <del datetime=""> <em> <i> <q cite=""> <strike> <strong>