Regia: Brad Anderson
Cast: Hayden Christensen, Thandie Newton, John Leguizamo, Taylor Groothuis, Jacob Latimore
Durata: 92 minuti
Produzione: Usa, 2010
Il soggetto riprende uno schema classico: l’improvvisa sparizione di tutti i membri di una comunità, a parte pochi superstiti che si uniscono per sopravvivere. Ciò che in questi casi solitamente cambia è la causa scatenante della scomparsa collettiva. Causa che in Vanishing on 7th street rimane però ignota allo spettatore.
Un blackout colpisce Detroit e con esso calano le tenebre sulla città. Di coloro che la popolavano restano soltanto i vestiti, svuotati dai corpi che un attimo prima li indossavano. Di quelli che sopravvivono, seguiamo le gesta di quattro personaggi: il proiezionista di un cinema, una fisioterapista, un giornalista televisivo e un ragazzino.
Circondati dalle ombre che ora avvolgono la città fantasma, i nostri eroi si rifugiano nell’unico posto ancora dotato di luce: un bar sulla settima strada attrezzato di un generatore a benzina.
Perché solo nella luce pare esserci salvezza, mentre il buio dissolve qualunque persona catturi.
Qui di seguito il trailer del film di Brad Anderson.
Pericolosamente somigliante a qualche episodio non troppo riuscito della serie “Ai confini della realtà”, Vanishing on 7th street scompare dalla memoria alla stessa velocità dei poveri abitanti di Detroit all’arrivo del buio.
La trama è modesta, basata su due o tre stereotipi cari al cinema horror dalla notte (appunto) dei tempi. L’oscurità, i giochi d’ombra, qualche vocina inquietante qua e là sono elementi che se combinati in modo sapiente hanno fatto la fortuna di diversi capisaldi del genere. Non è purtroppo il caso del film in oggetto, che con questi ingredienti si limita a creare una discreta atmosfera (anche se piuttosto patinata) senza tuttavia riuscire mai a spaventare sul serio. Succede troppo poco nel film, e anche quel poco si ripete ossessivamente, in un loop di ombre che assalgono umani, che si salvano miracolosamente con qualche lucina trovata per caso, che poi si spegne per lasciare spazio ad ombre che assalgono umani… e così via. Se anche l’incipit promette bene (la scena iniziale del cinema è di buon impatto), se pure l’idea di base può incuriosire, lo svolgimento lascia invece a desiderare, culminando in un finale che non può non lasciare insoddisfatti.
Il cast, anche se non proprio di primo livello, propone tre nomi noti da cui ci si deve aspettare di più. I personaggi non convincono e appaiono poco verosimili. Lo stesso regista – ci venga concessa la battuta – sembra brancolare nel buio.
Difficile lasciarsi impressionare (in tutti i sensi) da Vanishing on 7th street. Di fondo è una pellicola che annoia. Il che, per un film horror, è un peccato mortale. Se non altro ora abbiamo la conferma di un’antica lezione: se avete paura del buio, vi basta accendere la luce!
Elettrocardiogramma piatto.
Scena CULT: Il momento post blackout nel quale la protagonista femminile, ritrovatasi sola nell’ospedale in cui lavora, scopre che l’unico altro sopravvissuto alle tenebre è un uomo che stava subendo un’operazione a cuore aperto. L’uomo ora è sveglio e pienamente cosciente. E urla.
Voto: *1/2
Emoglobina: *
Battito cardiaco: **
Brividi: *
STRILLI
Il film richiama la vicenda realmente accaduta della colonia di Roanoke. Nel 1587 tutti gli abitanti di un insediamento inglese in Nord America sparirono misteriosamente. Ancora oggi non è ancora chiaro il destino delle centosedici persone che vivevano sull’isola: esse non furono mai ritrovate. L’unica traccia ritrovata fu la parola “Croatoan”, incisa sul tronco di un albero. Anche nel film, il protagonista legge la stessa parola sul muro della città fantasma.
Il regista Brad Anderson è un affezionato del genere horror: ha diretto, tra gli altri, L’uomo senza sonno e Session 9.
Il film è ambientato a Detroit, tradizionalmente la capitale americana dell’industria automobilistica. La città, quarta città più popolata degli Stati Uniti nel 1950, ha subito un inquietante calo demografico del 25% negli ultimi dieci anni, dovuto anche alla profonda crisi economica. Un articolo apparso sul Time l’ha definita “The vanishing city”.
Se ti è piaciuto, terrorizzati con: The Fog (di John Carpenter, 1980); The Mist (di Frank Darabont, 2007); E venne il giorno (di M. Night Shyamalan, 2008).
Ottima recensione
Ottima recensione, grazie!
Ottima recensione, anche se. Anche se non è così male. In internet non si fa altro che parlarne male, ma secondo me è un film che comunque merita. Esce dagli schemi del solito assassino maniaco che riduce a brandelli le vittime o della solita e pallosa orda di zombie. Son recensiti veramente meglio dei film che non lo meritano assolutamente, che magari son pieni di contraddizioni o assurdità, che non vengono calcolate solo perché il regista è famoso e apprezzato.